M. Il figlio del Secolo: dal romanzo al podcast

Il premio Strega è il premio letterario più importante in Italia. È l’unico di cui si comincia a parlare mesi prima. Gli amanti della scrittura e della lettura lo seguono come una telenovela spagnola, si accapigliano sui pronostici e tengono il fiato sospeso per scoprire se il protagonista riuscirà a superare tutte le prove e avere la gloria eterna nell’olimpo degli scrittori.

C’è sempre un favorito, oltre ad uno che entra a sorpresa nella rosa dei 12 finalisti e uno che non vince da tanto tempo – il Leonardo Di Caprio della letteratura italiana. Il genere maschile è casuale, anche se storicamente preponderante nella storia dello Strega.

I finalisti del 2019

Quest’anno, invece, erano le donne ad essere in maggioranza: tre su cinque totali (se vi va di approfondire cosa si prova ad essere tra le finaliste dello Strega leggete questo bell’articolo di Claudia Durastanti, una delle candidate).

Si vociferava che il favorito fosse Marco Missiroli – che alla fine ha vinto il Premio Strega Giovani – con il suo primo libro con Einaudi, Fedeltà, ma al tempo stesso tutti si aspettavano che avrebbe vinto Antonio Scurati. I motivi erano tre: era alla terza nomination ufficiosa per la vittoria, una volta aveva perso di un solo voto – potete immaginarvi cosa voglia dire perdere un premio di un minuscolo voto su 660? Infine, perché il suo libro M. Il figlio del secolo è l’inizio di un lavoro titanico sul fascismo, raccontato in prima persona da Mussolini. Un’opera mai tentata da nessuno per paura, forse per un desiderio atavico di dimenticare, o perché nessuno aveva ancora avuto il coraggio di mettersi nella testa di una figura così imponente e portatrice di dolore come è stato Mussolini per l’Italia.

E Scurati ha vinto con 228 voti totali, giusto 101 voti di distacco dalla seconda classificata, 100 in più della penultima volta. Nel ricevere il premio ha detto che lo dedicava a chi aveva combattuto il fascismo, ma che auspicava qualcosa di diverso per il suo libro.

Il podcast M. Il figlio del Secolo

Sono felice della vittoria ma sono anche molto contento che altri italiani leggeranno questo libro. Potranno conoscere meglio la nostra storia: con la speranza che non si ripeta, anche in forme diverse

Il libro potrebbe far intimorire anche i lettori più agguerriti: oltre 800 pagine e 1 kg di peso nelle borse (a meno che non lo si legga in formato ebook).

Il podcast è stata una grande opportunità di far conoscere quest’opera al grande pubblico, incuriosendolo, stimolandolo e – perché no?-  esonerandolo dal peso di tante pagine.

Podcast e audiolibro: le differenze

M. il Figlio del Secolo non è un audiolibro, ovvero non riproduce alla lettera la narrazione. Si tratta di un podcast di 10 episodi raccontati da Marco Paolini e dall’autore, Antonio Scurati stesso. Dieci episodi che ripercorrono i punti salienti del libro e della narrazione storica e che danno una panoramica d’insieme. Sono un assaggio che fa venire fame a chi vorrà avventurarsi con maggior profondità nella lettura del libro.

È la prima volta che, in Italia, viene fatto a livello editoriale un simile esperimento di trasposizione dalla parola scritta a quella orale (qui abbiamo parlato del rapporto tra queste due forme di espressione), ed è una grande opportunità sia per gli scrittori che per il pubblico dei lettori.

Il podcast è lo strumento più adeguato per far vivere in tre dimensioni un’opera così ambiziosa, oltre che un’occasione imperdibile di incontro con l’autore, attraverso la sua voce; inoltre, il podcast consente anche al lettore più scrupoloso di effettuare ulteriori approfondimenti storici: dal sito si possono infatti leggere le biografie dei personaggi trattati e vedere le foto dei protagonisti dei capitoli della Storia, oltre che indagare sui luoghi che sono stati teatro dei fatti più importanti.

Il podcast, insomma, aiuta il romanzo a compiere al meglio la funzione per la quale verosimilmente gli è stato conferito un simile premio: quella sociale.

Perché come recita la scritta contenuta sull’urna di voto dello Strega: “Se la strega ha una scopa, la letteratura deve avere uno scopo”.