Senti chi parla: Matteo Campese

Due chiacchiere con Matteo Campese, speaker e podcaster, che ci descrive la sua passione per il suo lavoro facendo l’occhiolino all’innovazione e alla tecnologia

Ormai, intervistando i nostri podcaster, stiamo capendo sempre di più che il lavoro dello speaker nasce da una vera passione, che viene trasmessa in rete o sulle onde radio catturando l’attenzione degli ascoltatori.

La domanda che più ci balza per la testa è: basta la passione per avere successo o ci vuole qualcosa di più?
Inutile dire che Matteo Campese, il nostro intervistato speciale di oggi, ci ha spiegato che, nonostante pancia e cuore abbiano un peso non indifferente, non sono sufficienti, soprattutto se si vuole fare carriera e sbaragliare la concorrenza, che si fa sempre più fitta.

Matteo, ad esempio, che in una vita precedente si occupava di marketing in una grande azienda italiana, ha deciso di buttarsi in una nuova avventura cominciando dall’inizio, ovvero frequentando un’accademia di comunicazione. Con umiltà, e curiosità, si è impossessato degli attrezzi, virtuali, del mestiere e da lì, con perseveranza, cocciutaggine e un pizzico di fortuna, non si è fermato.

Oggi è speaker e autore per Radio Freccia, dove quotidianamente ha l’opportunità di comunicare con gli ascoltatori, facendo fruttare i suoi studi ma anche il suo entusiasmo.
La professionalità, infatti, passa da entrambi questi fattori, e si mette in pratica soprattutto nei momenti di difficoltà, che possono manifestarsi sottoforma di ospite non molto simpatico, ma che va comunque intervistato al fine di tirare fuori il meglio di lui, oppure di imprevisto tecnico, durante il quale occorre improvvisare senza che chi ascolta se ne accorga.

Impresa ardua? No se alle spalle ci sono anni di studio e di gavetta, oltre ad una preparazione continua. Uno speaker deve sempre essere in evoluzione. È poi ovvio che bisogna essere anche portati per questo tipo di lavoro, ma una base solida, che comprende anche intonazione e dizione precise, non deve mai mancare.

Matteo, inoltre, si rivela proiettato sempre verso il futuro e l’innovazione, perciò non disdegna l’avvento delle telecamere all’interno degli studi radio. Ormai, infatti, sono molti i network che trasmettono anche in televisione ma ciò permette di raggiungere più persone, quindi sicuramente si tratta di una novità positiva.
Certo, non si potrà più lavorare di fantasia, immaginando l’aspetto dello speaker che stiamo ascoltando, ma, a parte questo alone misterioso, ben vengano le telecamere.

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