Popecast e WYD Lisbon 2023: Papa Francesco ascolta i giovani in un nuovo podcast

 
In occasione del decennale del suo pontificato, lo scorso 13 Marzo 2023, Papa Francesco indossava le cuffie per produrre il suo primo podcast (ne abbiamo parlato in questo articolo). Per celebrare i dieci anni del suo operato, infatti, il Vaticano lanciava Popecast, un podcast che vedeva protagonista proprio il pontefice. “Il podcast del Papa avrei voluto produrlo io. Almeno per guadagnarmi un posto in paradiso! Scherzi a parte, il fatto che il Vaticano arrivi ad utilizzare il podcast come strumento di comunicazione è un segnale importantissimo. Il fatto che il protagonista del podcast sia direttamente il Papa, è un fatto di ancora maggiore rilievo. Il podcast è un media intimo, che serve a veicolare messaggi in modalità one-to-one e, forse, è uno degli strumenti più potenti che la religione possa utilizzare per arrivare a toccare la vera essenza di chi ascolta”, sono state le parole del fondatore di Podcastory, Davide Schioppa all’ascolto del podcast, non potendo ancora immaginare che a distanza di poco tempo l’App Podcastory sarebbe stata uno degli strumenti voluti proprio dal Vaticano per diffondere il messaggio di Papa Francesco.

UN NUOVO POPECAST PER PAPA FRANCESCO

Pochi giorni fa è uscito un nuovo episodio di Popecast, dal titolo “Verso Lisbona”, perché di norma i podcast si fanno in serie, e la redazione di Podcastblog ha voluto intervistare il giornalista vaticanista Salvatore Cernuzio che, con la collaborazioone di Benedetta Capelli, Fabio Colagrande e Amedeo Lomonaco, ha realizzato questo podcast  in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù in programma in questi giorni a Lisbona.

Salvatore Cernuzio, giornalista vaticanista

Salvatore, quando a Papa Francesco è stato proposto di fare il primo podcast, non sapeva propriamente di cosa si trattasse, ma ha risposto con entusiasmo con un “Bello, facciamolo”…
Sì, e posso dire che abbiamo uno dei papi più comunicativi della storia! Papa Francesco ha rilasciato interviste, è intervenuto in dirette Facebook, ha un account Twitter… quello che mancava nel suo bagaglio comunicativo era il podcast. Ho insistito perché fosse proprio quello il passo da compiere: sarebbe stato sicuramente più facile procurarsi un’intervista o farlo intervenire in radio ma, secondo me, il podcast poteva essere un’assoluta novità. Il primo podcast consapevole del Papa è stato quello del 13 marzo per i suoi dieci anni di pontificato. Quando glielo avevo proposto lui mi aveva chiesto cosa fosse, ma dopo averglielo spiegato, si è dimostrato subito incuriosito e disponibile. Il giorno della registrazione tra l’altro era l’anniversario del suo viaggio in Iraq e mi aspettavo che volesse parlare di questo nel chiedergli uno dei suoi ricordi più belli; mi ha parlato invece dell’udienza con i nonni avvenuta nel 2014, ed è stato bello vedere come il Papa non abbia esitato nel rispondere così, perché da subito è stato molto spontaneo e a suo agio.
Cosa ha raccontato in questo primo Popecast?
Avevo creato una struttura di domande, ma volevo lasciare spazio al Papa, perchè sappiamo che le frasi più significative del suo pontificato sono sempre state quelle spontanee, ed io volevo che uscisse questo dal podcast. Così è stato. C’è quella frase iniziale del podcast in cui dice “Mi sembra ieri…” e poi, in mezzo al mare magnum di messaggi, di auguri… quando gli ho chiesto quale regalo vorrebbe, lui mi ha risposto “la pace”. Anche l’ultima risposta è stata spontanea: quando parla dei suoi sogni mi ha colpito la sua umanità nel rispondere “il pianto, il sorriso…”, per il suo desiderio di vedere l’umanita della gente.
forse per la sua attitudine all’ascolto, nella seconda puntata del Popecast, più che raccontarsi Papa Francesco ha voluto ascoltare i giovani…
Ho avuto la fortuna di incontrarlo e di fargli ascoltare il primo podcast, che ha apprezzato molto. In quell’occasione gli ho detto che i podcast si fanno in serie e che quindi sarebbe stato bello fare una seconda puntata. Lui si è dimostrato ancora una volta molto disponibile, molto curioso e a quel punto gli ho proposto di sfruttare questo strumento di comunicazione, uno tra i preferiti dai giovani, per andare incontro alla Giornata mondiale della Gioventù. Il Papa che dialoga con i giovani lo abbiamo visto in più occasioni, ma forse quello che mancava era la dimensione dell’ascolto, un ascolto non filtrato dall’essere ascoltati dal Papa. L’obiettivo era far parlare i ragazzi senza che sapessero di essere ascoltati per far emergere tutto quello che avevano dentro. Il Papa non ha fatto altro che sedersi davanti a un computer e ascoltare queste voci, questi giovani che raccontavano semplicemente di sé: dalla coppia di detenuti minorenni alla ragazza con il disturbo bipolare che rivela questa oscillazione continua tra esplosioni di gioia e pensieri di suicidio, fino al ragazzo trans disabile e credente la cui testimonianza è fuori da ogni schema. Il Papa ha ascoltato tutto, non ha dato risposte di getto, anzi, ogni tanto mi ha chiesto di tornare su certe parole non comprese bene. Era molto coinvolto a livello emotivo. Davanti a parole come emarginazione, suicidio, condanna… ho visto come ogni tanto scuotesse il capo o stringesse gli occhi. In totale autonomia è stato il Papa a decidere di dare una risposta diretta a ognuno di questi giovani, con un messaggio che però fosse valido per tutti quelli che si trovano nelle medesime difficili situazioni. E’ stato anche molto bello sentirlo rispondere all’ultima testimonianza, quella di un ragazzo di nome Giuseppe che trascorre tutto il giorno davanti  ai videogiochi. Ho visto il Papa comportarsi quasi come un nonno, esprimersi anche con una certa durezza, con un piglio un po’ più da padre, e dirgli che così facendo rischiava di annoiarsi con la sua stessa vita. Ha usato anche frasi di forte impatto, dirette ma efficaci.
Quali caratteristiche del podcast ti hanno fatto pensare che fosse il media di comunicazione “giusto” per celebrare i 10 anni di pontificato e per la Giornata della Gioventù?
Il mondo del podcast è estremamente affascinante e io lo sto conoscendo adesso, anche grazie ai colleghi (Benedetta Capelli, Fabio Colagrande e Amedeo Lomonaco, ndr) che sono il motore di questo progetto. Sto scoprendo adesso le caratteristiche che ogni podcast deve avere per funzionare. Se nel primo episodio mi sono un po’ lanciato in un’avventura, nel secondo era tutto un po’ più studiato, ma non ho seguito un copione e questa credo che sia una caratteristica del podcast, la spontaneità. L’idea era quella del Papa in ascolto dei giovani con la loro vita, per vedere cosa ne usciva e in questo modo abbiamo potuto vedere anche la grande disponibilità del Papa nel mettersi in gioco.
E quali aspetti del carattere del papa ti hanno convinto potesse produrre un podcast?
Direi la sua curiosità che non è da tutti alla sua età: Papa Francesco ha 86 anni. Per lui questa era anche una sfida, ossia confrontarsi con una generazione totalmente distante da quella che era la sua. Poi la sua capacità di ascolto, la spontaneità e soprattutto la sua premura: non c’è stata una frase fatta, ma solo frasi dirette e mirate alla particolarità di ogni storia, sempre però, con una valenza universale. E infine la sua comprensione, quella sua capacità di calarsi nella vita della gente, e averne la consapevolezza. Papa Francesco non è un uomo che si tira indietro, per lui ogni sfida è un’opportunità; e diversi colleghi, che conoscono bene il suo pontificato, all’ascolto del podcast si sono trovati d’accordo nel dire che avevano avuto modo di conoscere un’ulteriore sfumatura dell’anima pastorale del Papa. Il podcast in questo caso è stato anche uno strumento di evangelizzazione, che per la comunicazione cattolica è sempre una priorità. Il Papa ha pronunciato le parole “Dio è l’orizzonte della vita” e poi “Avanti” che credo sia stato uno dei messaggi più belli da parte sua, per tornare sull’importanza di non affossarsi mai nei propri sbagli, ma di guardare avanti.
Quale potrebbe essere l’occasione per un terzo episodio popecast?
Di argomenti e temi ce ne sono tanti ovviamente, ma sono anche molti gli impegni del Papa. Personalmente il mio sogno sarebbe quello di parlare dei suoi viaggi. Papa Francesco ha visitato il mondo nei suoi dieci anni di pontificato e adesso ne ha altri tre in programma, tra cui Lisbona. Sì, mi piacerebbe fare una narrazione di questo tipo, se ce ne sarà l’occasione.