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6 Luglio 2021
Di Redazione
Tips per brand e podcaster

IL LOGO: LA STORIA E L’EVOLUZIONE DI UNA PARTE DEL BRAND

Un brand che si rispetti non può prescindere dal suo logo, che deve essere rappresentativo e di forte impatto

Per far fiorire il proprio marchio, oltre ad un’idea brillante e alla proposta di un prodotto ottimo, occorre, come abbiamo già ricordato in precedenza, riuscire a colpire l’attenzione del potenziale cliente e catturarlo a tal punto da indurlo ad acquistare o usufruire del prodotto o servizio in questione.

Come fare dunque? Il cliente va stuzzicato attraverso i suoi sensi e sentimenti, ma anche attraverso la sua memoria visiva.

ALCUNI LOGHI CELEBRI E LA LORO RICONOSCIBILITA’

Facciamoci caso: quanti sono i brand che ricordiamo perfettamente solo partendo da uno sguardo al loro celeberrimo logo? Ormai tantissimi, tanto che non hanno più bisogno di presentazioni.
Anzi, fanno talmente parte del nostro immaginario che spesso riconosciamo prima il logo e in un secondo momento lo riconduciamo al marchio vero e proprio.

Ne sanno qualcosa gli amanti di Logo Quiz, un’app che propone, attraverso un gioco a più livelli, i loghi più famosi ai quali bisogna associare il nome del marchio.
Chi ne viene stregato si rende subito conto della potenza dei brand, che non hanno bisogno di presentazione e nemmeno di specificare il loro nome sotto al logo iconico.

Qualche esempio? Sicuramente lo swoosh di Nike, che infatti nell’ultima versione del logo appare da solo, senza più essere accompagnato dal nome del marchio, anche perché, chi non lo riconoscerebbe?

Immagine della evoluzione del logo della nike



E che dire di Adidas? Nonostante abbia avuto una notevole evoluzione, è altrettanto iconico e riconoscibilissimo, per questo può permettersi di diventare sempre più stiloso e minimal.

Esulando dal contesto sportivo, pensiamo ad Apple: la sua mela morsicata, che in un disegno solo riassume in sé semplicità, passione e tentazione (vi ricordate la mela di Adamo ed Eva?), non ha certo bisogno di presentazioni, e infatti viaggia da sola, senza nessuna parola esplicativa.

Anche Pepsi e Coca Cola se la giocano bene, e, proprio come i loro “colleghi” più stretti, hanno negli anni eliminato orpelli e ghirigori inutili, per arrivare all’estrema semplicità, di grande impatto, di oggi.

L’EVOLUZIONE DEL LOGO NEL TEMPO


Ciò che è evidente, infatti, se andiamo a scoprire la storia dei loghi più famosi e duraturi, è la loro inevitabile evoluzione nel tempo, a seconda delle mode del momento e del periodo storico in cui sono stati creati.
Un esempio lampante può essere Volkswagen, fondata nel 1937 in pieno regime fascista: niente fioriture e disegni leziosi, ma uno stemma nero su bianco molto schematico e riconducibile a una svastica, a testimoniare un omaggio a Hitler che aveva voluto fortemente la nascita di questa azienda: auto a basso prezzo perché doveva essere l’automobile del popolo, quindi accessibile ma efficiente.

Immagine della evoluzione del logo della  volkswagen



Ovviamente ora di quella svastica non c’è traccia, ma rimangono i concetti di semplicità e potenza, in un logo che è tra i più conosciuti, e riconosciuti, e che da tempo immemore non è accompagnato da nessuna scritta.

Non pensiamo, però che il logo sia figlio del XX secolo, perché, in realtà, la storia ci riporta molto più indietro nel tempo. Se questo termine deriva dal greco λόγος e significa “parola” non è certo una coincidenza. I primi loghi, infatti, derivano proprio dall’antica Grecia, quando i sovrani decisero di far contrassegnare le monete personali con monogrammi in grado di ricondurre al loro regno.la

Pensiamo poi al Rinascimento, quando, ad esempio, i nobili avevano l’usanza di siglare le loro missive con tanto di ceralacca, ma, pensando alle origini del marchio commerciale, sono molto più legate all’ambiente rurale, quando si cominciò a marchiare il bestiame a fuoco o sulle corna o sulla pelle. Non si trattava di cattiveria ma di un espediente per impedire fughe o furti di animali quando capitava che sconfinassero dal loro territorio. Inoltre, il marchio conferiva all’animale maggior valore, soprattutto all’atto della vendita.

Seguirono poi gli artigiani a marchiare i propri prodotti, per fare in modo che ne venisse riconosciuta l’originalità e l’unicità, caratteristiche che conferivano maggiore pregio, come ora quando si parla di griffe.


TRE CATEGORIE DI LOGHI


Ma, ed è importante ricordarlo, un logo non è mai solo un segno attraverso cui identificare un’azienda, poiché deriva da una strategia di marketing studiata accuratamente per arrivare all’immagine finale, quella che riassume al meglio il brand. Nulla è lasciato al caso, dal disegno ai colori. E più l’idea è azzeccata e vicina alla filosofia aziendale, e più potrà entrare nella quotidianità degli utenti.

A questo proposito, esistono tre tipi di loghi ben distinti:

  1. Iconico e simbolico: le immagini scelte sono in grado di trasmettere appieno le caratteristiche cruciali del brand, a partire dalla sua storia fino alla sua ideologia.
  2. Logotipo/wordmark, o anche marchio denominativo: il nome del brand rimane visibile ma accompagnato da forme e font che sono peculiari per la marca;
  3. Combination mark: affiancamento di un testo a un elemento simbolico.
Immagine della evoluzioni di alcuni loghi celebri di brand

Detto questo, però, il logo deve essere, sempre e comunque, identificativo e riconoscibile, e queste due caratteristiche procedono di pari passo. Più è in grado di trasmettere l’essenza stessa dell’azienda e più sarà in grado di farsi ricordare.Il trucco è sempre lo stesso: fare breccia nei ricordi e nei sentimenti del pubblico. La chiave del successo è questa.

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