spotify

Il futuro di Spotify è già presente

Primo bilancio da parte di Spotify dopo i licenziamenti operati all’interno del suo entourage

Dopo l’annuncio alcune settimane fa dei tagli al personale operati da Spotify, che aveva rinunciato al 6% della sua forza lavoro, di cui avevamo parlato in un nostro articolo, Paul Vogel, CFO della piattaforma, comincia a tirare le somme.

Il bilancio, benché sia trascorso ancora poco tempo, sembra essere già positivo, così come la rotta che si era intrapresa con quella decisione impopolare e sofferta.

La parola a Paul Vogel sulla situazione odierna di Spotify

Vogel, infatti, durante un suo intervento alla Morgan Stanley Technology, Media and Telecom Conference, ha dichiarato che l’azienda non solo gode di ottima salute, ma può anche contare su un business più forte, che si basa su procedimenti più snelli ed efficienti. E per un colosso come Spotify i cambiamenti sono fondamentali.

In sette anni, da quando Vogel fa parte dell’azienda, la forza lavoro complessiva è passata da 1.500 dipendenti a circa 10.000.
Inoltre, la società ha raggiunto i 500 milioni di utenti attivi mensili, addirittura in anticipo rispetto alle recenti previsioni interne dichiarate, anche come conseguenza di 40 miliardi di dollari di pagamenti a etichette musicali e artisti.

Si tratta di un investimento notevole che coinvolgerà anche l’app, al centro di una riprogettazione pensata per aiutare gli ascoltatori a campionare e scoprire più facilmente musica e podcast.

Niente stop agli investimenti per Spotify

Vogel ha fatto anche intendere che gli investimenti operati in passato non saranno gli unici, e che al contrario continueranno poiché considerati la chiave tramite cui raggiungere obiettivi di profitto ambiziosi.

L’ottimismo permea il business di Spotify, forte dei dati che confermano la piattaforma come leader globale del podcasting, quando solo quattro anni fa questa meta sembrava irraggiungibile. Occorre essere visionari, temerari e protesi verso il futuro, ma anche disposti ad effettuare investimenti consistenti se si crede saldamente in ciò che si fa. Questo è ciò che ha fatto intendere Vogel, intenzionato dunque a seguire la medesima politica anche in futuro.

Il ridimensionamento ha certamente permesso di guardare avanti senza rinunciare alle più moderne tecnologie, che ad oggi sono l’obiettivo a breve termine più prossimo da raggiungere, poiché potrebbe comportare un contributo notevole nei confronti dei creator, soprattutto al fine di sbloccare più potenziale pubblicitario e proporre un’esperienza di ascolto più coinvolgente per gli utenti.

Ovviamente, la concorrenza è spietata, a cominciare da Apple, che offre non solo musica e podcast ma anche videogiochi e cloud storage; oppure YouTube, che si sta imponendo prepotentemente anche nella musica.

Cosa fa Spotify di diverso? Vogel fa leva sull’attenzione dell’azienda allo streaming audio e alla volontà di proporre ai propri utenti la migliore esperienza possibile. I quali, a giudicare dai dati presentati da Vogel, trascorrono molto più tempo, e precisamente il doppio, su Spotify rispetto a tutte le altre piattaforme streaming. E anche questo sembra un segnale che l’azienda sta percorrendo la strada giusta, poiché premiata dalla fedeltà degli ascoltatori.