In Gran Bretagna nasce il consorzio Publishers in Podcasting

Acast ha appena presentato un consorzio che unisce le principali testate giornalistiche britanniche e la loro attività nel podcasting

Se il podcasting è considerato un settore di nicchia, forse è ormai destinato ad uscirne, almeno nel Regno Unito. Dopo aver visto i dati relativi al podcasting oltreoceano nel nostro articolo precedente, ecco la notizia che arriva da oltremanica e che vede alcune delle testate giornalistiche britanniche più influenti in prima linea per quanto riguarda investimenti in podcast.

Publishers in Podcasting, il primo consorzio per podcast

Si tratta di The Guardian, The Times, Economist, Financial Times e Tortoise, che hanno deciso di investire in team e strategie audio e, a quanto pare, ha decisamente dato i suoi buoni frutti. A confermarlo è stato Acast, che lavora in partnership con gli editori della Gran Bretagna.

Non solo. I cinque editori hanno deciso di unire le proprie forze con il primo consorzio Publishers in Podcasting del Regno Unito, coordinato da Acast, attraverso il quale condivideranno le loro risorse e le loro competenze. Il progetto prevede un incontro di aggiornamento ogni sei mesi e, se sarà efficace, il consorzio si estenderà anche ad altri editori del Regno Unito e possibilmente anche al di fuori.

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La prima a commentare questa iniziativa è stata Alexandra Fuller, senior partnerships manager di Acast, la quale riconosce il merito di queste importanti testate di aver favorito l’espansione del podcasting poiché ne hanno intuito da subito le potenzialità. Il discorso vale per tutti tranne che per Tortoise Media, partita dal nulla e diventata in poco tempo una delle voci più influenti del podcasting.

Tutti indistintamente si sono messi in gioco investendo, senza sapere se e quando sarebbe arrivato un vero guadagno, permettendo così la diffusione del podcasting nonostante ci fosse un fattore di rischio, segnale che spesso credere nell’innovazione ripaga, e con gli interessi. A parlare ora sono i fatti, con i podcast che rappresentano un settore ormai indispensabile per l’editoria.

Gli esempi che testimoniano esperimenti pionieristici sono The Guardian con Today in Focus lanciato a novembre 2018, The Economist con The Intelligence da gennaio 2019 e The Times con Stories of Our Times da marzo 2020. Sono tutti podcast quotidiani che hanno dimostrato di funzionare bene, nonostante molti avessero storto il naso nei confronti di una programmazione con questa cadenza.

Un consorzio per scambiare idee, confrontarsi e supportarsi

Il consorzio, dunque, prevede di supportare le idee e le innovazioni degli editori partecipanti, con un continuo confronto e contaminazione, affrontando le criticità e cercando soluzioni. In concreto, all’ordine del giorno ci sarà la questione delle fasce di età coinvolte, con una maggiore attenzione verso Gen Z e over 55, spesso le frange maggiormente dimenticate che però nascondono in sé molte potenzialità.

Argomento centrale sarà anche la monetizzazione dei podcast, considerando tutti gli ascoltatori e non solo gli abbonati. Acast, in questo caso, consiglia di diversificare i loro flussi di entrate, poiché dipendere solo da un canale potrebbe alla lunga risultare pericoloso, soprattutto ora che il fermento è tale da non lasciare nessuna garanzia. Ciò non è affatto negativo, anzi, è segnale che i podcast si trovano in un periodo di grande crescita e lasciare qualcosa di intentato o inesplorato potrebbe portare a perdite future, sia di occasioni sia di denaro.

Ecco dunque che torna la parola intorno a cui ruota tutto: innovazione. E in questa ottica il Publishers in Podcasting deve necessariamente avere un ruolo cruciale, al fine di generare idee e trovare il supporto giusto per realizzarle.

Anche la pubblicità avrà un suo peso nelle discussioni dei partecipanti al consorzio, e non avrebbe potuto essere altrimenti. Attualmente, se da un lato esistono i tradizionali annunci preregistrati di 30 secondi, dall’altro si tende a personalizzare l’advertising a seconda dei podcast pubblicati, per rispetto dell’integrità giornalistica dei loro ospiti.

Pensiamo che questa idea sia non solo interessante, ma anche necessaria, a tal punto da auspicare che possa presto arrivare in Italia. Le premesse ci sono, poiché anche qui le testate giornalistiche principali hanno esordito da tempo con i loro podcast interni, pertanto la costituzione di un consorzio potrebbe salvaguardare le realtà grandi e dare uno slancio anche a quelle più piccole.