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Generazione Z: la conosciamo davvero?

La Generazione Z e il suo ruolo all’interno della realtà digitale dei podcast.

E’ stato pubblicato il report di Spotify Culture Next 2022, e come sempre offre uno spaccato utile e realistico sulla Gen Z e le sue attitudini, anche e specialmente legate all’ascolto digitale e ai podcast. Vediamo, quindi, dopo la ricerca condotta da Obe relativa al comportamento e alle preferenze degli ascoltatori, quali sono i gusti e le inclinazioni dei più giovani.

Gli appartenenti a questa generazione che, lo ricordiamo, comprende i nati di fine anni ’90 fino all’inizio 2000, sono infatti molto attivi in quanto a contenuti audio, sia come creatori, sia come ascoltatori. Come creator, sono in grado di cambiare i gusti e le inclinazioni dei propri ascoltatori, come listener hanno abitudini fluide e in continuo mutamento.

Che siano creatori o ascoltatori, sono in ogni caso coinvolti con il mondo digitale ancora più di prima, come dimostrano i dati emersi dalla ricerca: nel 2021 la Gen Z utilizzava le piattaforme audio, come Spotify, principalmente per ascoltare e scaricare musica, ma anche per condividere le proprie playlist con i loro gruppi, con una frequenza tale da renderli la generazione di streamer più attiva di sempre.

Ad oggi, considerando il primo trimestre del 2022, la fascia di età 18-24 ha ascoltato più di 578 miliardi di minuti di musica su Spotify, ovvero 16 miliardi in più rispetto alla fascia di età 25-34 anni.
Questi dati sono solo l’inizio di un report che vuole andare a fondo delle potenzialità della Gen Z, capaci di influenzare le scelte di un’audience sempre più vasta e di decidere il successo di un podcast tramite il passaparola e i social.

Non si tratta solo di musica, poiché la Gen Z sta dimostrando di essere connessa con il mondo e con ciò che la circonda molto più di quanto non lo fosse in precedenza, e comunque di più rispetto alla generazione dei millennials. Proprio a causa di questa consapevolezza, la Gen Z è più stressata rispetto ai millennials (67% vs 48%) e si definisce maggiormente sotto pressione quando si tratta di considerare i problemi che assillano il mondo (76% vs 72%).

Gli audio, però, non si limitano a mantenerli connessi con il mondo, perché, almeno per l’80% dei fruitori compresi tra i 18 e i 24 anni, aiutano a fare introspezione e a capire meglio la loro personalità, e i podcast in particolare scavano a fondo nei loro sentimenti, che finalmente vengono a galla, sotto ogni sfaccettatura.

Ed è proprio la profondità degli intenti che emerge, anche quando si tratta semplicemente di seguire i creator preferiti: gli appartenenti alla Gen Z non si limitano ad essere fan, ma puntano a stabilire un contatto e cercare uno scambio di conoscenza reciproca, creando community in cui ognuno è impegnato a rintracciare più informazioni possibili sui creator e sui contenuti da essi proposti. E questo va molto al di là di un mero approccio da fan.

Ciò ha portato gli stessi artisti ad inaugurare un diverso approccio con i propri fan, cercando anch’essi un punto di contatto e dimostrando la volontà di allacciare una relazione più profonda con loro, ad esempio incoraggiando discussioni all’interno dei social.

Questa tendenza arriva proprio dall’atteggiamento non convenzionale che tengono i Gen Z che, spesso, oltre ad essere fan sono anche creator, e questo può in effetti aver fatto la differenza.
Quello che caratterizza la generazione Z è, non dimentichiamolo, la volontà a dare la precedenza a scambi reciproci, mettendo in secondo piano le singole individualità. In questo modo, danno vita ad un nuovo linguaggio, ma soprattutto sfruttano il mondo digitale per creare connessioni.

Alcuni artisti emergenti non disdegnano questo trend, anzi, fanno tesoro del pensiero dei Gen Z, consapevoli del fatto che sono proprio loro i potenziali fan, quelli in grado di determinare il loro successo. Ciò che sta accadendo, dunque, è qualcosa di mai visto prima: in altri tempi, erano i fans ad adeguarsi a ciò che i loro beniamini dicevano e facevano, ora sta diventando quasi il contrario, a dimostrazione della potenza che il mondo digitale possiede.

Cosa succede in pratica? Gli artisti fanno brevi sondaggi online per saggiare il sentiment dei loro ascoltatori e capire quale episodio o quale canzone li ha coinvolti di più, per poi fare leva su questi ultimi per le loro pubblicazioni future, e per capire quali sono gli argomenti maggiormente graditi. Essendo riscontri in tempo reale, è immediata anche la possibilità di correggere il tiro.

Essere iperconnessi implica anche un altro fattore: sapere cosa accade nel mondo e conoscere le problematiche cruciali che lo affliggono, a cominciare dal cambiamento climatico, lo sconvolgimento economico, ma anche la minaccia di un nuovo conflitto mondiale.

Si tratta di un aspetto certamente positivo da un lato, ma dall’altro si rivela come un’arma a doppio taglio che mina la serenità di una generazione giovane, ma che si sente oppressa da pensieri e preoccupazioni troppo grandi.

La conseguenza è una inusuale nostalgia che si manifesta nel desiderio di approdare in un’era capace di offrire una tregua dalla pesantezza latente che non li lascia mai.

A livello di scelte culturali, cosa avviene dunque? I Gen Z non si limitano a considerare la cultura del passato ferma e stagnante, ma, anzi, con l’aiuto della tecnologia tende piuttosto a distruggere i punti di riferimento per ricostruire qualcosa di nuovo. Un esempio concreto è la playlist Limelight, che comprende un vero e proprio miscuglio di generi ed artisti che segnano un ritorno al passato ma anche una proposta di futuro sostanzialmente diverso e unico.

È ciò che ora viene chiamata Nouveau Nostalgia, come ha spiegato anche Lizzy Szabo, Senior Editor di Spotify, qualcosa di totalmente nuovo e apparentemente senza filo conduttore.
I social media rappresentano la cartina tornasole di questo trend, dove i mix tra vecchio e nuovo, non solo nella musica ma anche nella moda e nel makeup, ad esempio, stanno diventano virali.

Alcuni esempi? Record di streaming, dopo 25 anni dalla sua uscita, della canzone “It’s All Coming Back To Me Now” di Celine Dion, ma anche un impensato successo di gruppi come Nirvana e Coldplay, generalmente seguiti da un pubblico più maturo, partendo ovviamente, nel caso dei secondi, dalle hit meno recenti.
Non solo musica, avevamo detto, e infatti questa tendenza si ripercuote anche nell’estetica e nella scelta dei brand: più sono retrò e più piacciono, tanto da arrivare in cima alle scelte dei giovanissimi.

Insomma, probabilmente ci troviamo di fronte alla generazione più difficile da catalogare, e che quindi vale la pena di essere seguita, e tutelata!

Fonte: Report Spotify Culture Next 2022